lunedì 23 maggio 2011

Ciao Andrea


Scusate questa parentesi personale sul nostro blog, ma qualcosa dovevo scrivere. Non potevo fermarmi a guardare senza dedicare qualche parola ad un ragazzo che ha fatto la storia del Milan, dell'Italia e del calcio. Quindi se vi interessa leggere qualche ricordo che ho di Andrea Pirlo continuate a scorrere questa pagina. Altrimenti arrivederci al prossimo aggiornamento.

Affacciarsi nel calcio che conta non dev'essere facile. Farlo quando hai solo 16 anni e 2 giorni può essere ancora più complicato. I rischi di "bruciarsi" sono tanti. Quelli che possono riuscire ad andare avanti sono pochi. Occore personalità, volontà e soprattutto tanto ma tanto ma tanto talento. Andrea Pirlo a quell'età era già più di questo. Giocava per il Brescia a quei tempi. E di lì cominciò la sua avventura fantastica. Dopo gli anni di Brescia il trasferimento nella Milano triste. Annate deludenti. L'ambiente è quello che è, gli allenatori sono quelli che sono. Tardelli gli promette partite e maglia da titolare. Ma poi il giovane Andrea da Brescia si ritrova a guardare i suoi compagni collezzionare figuraccie in tutta Italia. Di mezzo una stagione alla Reggina in cui dimostra tutto il suo valore e soprattutto la vittoria di un Europeo Under 21 a fianco di gente come Ambrosini, Gattuso, Cristiano Zanetti e Nicola Ventola (per la serie "trova le differenze"). L'Inter decide di girarlo in prestito alla sua prima squadra dove ha l'opportunità di imparare da un certo Roberto Baggio alcuni segreti del mestiere. Ma per la dirigenza di quelli la, Pirlo non è un giocatore valido. "Tiriamo un bel pacco al Milan" devono aver pensato Moratti e soci nell'estate del 2001, quando firmano il passaggio del talento bresciano alla Milano conosciuta nel mondo. Dopo un anno vissuto alle spalle di un certo Rui Costa e di gente come Demetrio Albertini, il mister Carlo Ancelotti si accorge che Andrea può essere utilizzato in un ruolo diverso da quello di trequartista. Cosi, in un trofeo Berlusconi dell'estate 2002, "Trilly" esordisce nella sua nuova posizione davanti alla difesa. La svolta della sua carriera è senza dubbio questa. Quella sera nasce un fenomeno. Nessuno in Europa ha il talento di Pirlo per smistare palloni, amministrare la fase offensiva della squadra e smarcare con un lancio i compagni. E iniziano le vittorie. A Manchester la sua prima gioia. Una coppa campioni alzata in faccia a chi non ha creduto in lui e poi alla Juventus. Uno scudetto l'anno successivo e un miglioramento costante e impressionante. Il Milan gioca a memoria e Andrea è al centro della squadra. Tutti i palloni passano da lui. Gli avversari provano a pressarlo e a fermarlo. Ma non c'è niente da fare. L'anno di Istanbul vive una stagione esaltante, ricca di assist e giocate inimmaginabili. Peccato per come sia andata a finire. "Ci sto male ancora adesso" dice Andrea quando ripensa a quel 3-3 del 2005. La forza dei campioni però è quella di sapersi rialzare. Nel 2006 lui si prende una rivincita personale. Facendo cosa? Vincendo solo un mondiale con la nazionale. Viene anche eletto miglior giocatore contro il Ghana, la Germania in semifinale e con la Francia in finale. Il terzo della competizione alle spalle di Cannavaro e Zidane. Per lui non è ancora abbastanza. Il Milan viene coinvolto in Calciopoli e si vede costretto a dover giocare i preliminari di Champions e richiamare alcuni giocatori dalle vacanze per prepararsi al meglio. Pirlo ovviamente c'è. Torna, gioca, segna e si porta a casa la seconda coppa dei campioni della sua carriera. Il suo momento migliore lo raggiunge a dicembre con la conquista del Mondiale per Club. Chiude la sua avventura al Milan vincendo uno scudetto. Prima vive stagioni buie nelle quali però tira sempre avanti la carretta rossonera e tutti i tifosi gliene saranno sempre grati.

Nei miei sei anni di abbonamento ho avuto la fortuna di vedere Andrea giocare tantissime volte. Ho tanti troppi ricordi di sue giocate. Ho visto Sheva e Kakà andarsene, Maldini e Costacurta smettere. Per questo nella mia carriera da tifoso ho imparato che conta solo la maglia e relativamente poco chi la indossa. Per loro non ho avuto parole, ma, lo ammetto, qualche lacrima. Questa volta ho deciso di scrivere in veste di eterno innamorato di questo sport. Pirlo, per come la vedo io, rappresenta il bel calcio. Eleganza allo stato puro, lampi di classe e altruismo. Se ho visto il mio Milan vincere cosi tanto in questi anni lo devo anche a lui. Ovunque lui vada a giocare Juve o non Juve, Inter o Roma non mi importa. Gli sarò sempre riconoscente.
GRAZIE DI TUTTO ANDREA.